Il “cancro del kiwi” si combatte con un’arma biologica

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Pur non trattandosi di una pianta autoctona per il nostro paese, da vari anni a questa parte l’Italia è diventata il primo produttore mondiale di kiwi. Purtroppo, dal 2008 a questa parte, i frutteti italiani come quelli neozelandesi e nordamericani sono stati colpiti da una grave epidemia che è stata genericamente denominata “cancro del kiwi”. La causa da un batterio che si insedia all’interno della pianta e può portarla alla morte nel giro di qualche mese. I primi sintomi della batteriosi sono le foglie macchiate e poi boccioli che non diventano frutti, foglie secche, rami che sembrano sanguinare. Nella sola regione Lazio il batterio ha già colpito 2000 ettari di coltivazioni, con danni per oltre 60 milioni di euro.

Il Dipartimento di Scienze e tecnologie per l’Agricoltura dell’Università della Tuscia a Viterbo, in collaborazione con gruppi di ricerca internazionali ha studiato per due anni il DNA del microorganismo (il cui nome scientifico è Pseudomonas syringae pv. actinidiae o PSA) e appurato che esso proviene dalla Cina.

Capire la provenienza e la diffusione del batterio aggressivo è stato il primo passo per iniziare a elaborare un sistema per fermarlo. E’ infatti in arrivo un’arma biologica per proteggere i kiwi: un altro batterio – antagonista naturale – che sarà impiegato nella fase di fioritura e proteggerà i fiori. Il rimedio è stato di recente registrato e approvato dal Ministero della Sanità e dell’Agricoltura.


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