Produttività primaria netta: la moneta corrente dell’ecosistema Terra

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Il concetto di decrescita va molto di moda ma è innegabile che spaventi molto, perché spesso viene confuso con il concetto di impoverimento e liquidato senza capire veramente di che cosa si tratti. Siamo tuttavia veramente giunti al punto in cui l’economia e i mass media devono avere il coraggio di aprire un dibattito sui limiti fisici alla crescita economica, senza arroccarsi sulle antiche posizioni che impediscono di fare progressi.

Forse si potrebbe fare qualche progresso cambiando i termini e parlando di quella che è la reale moneta corrente della Terra in quanto ecosistema: questa è la produttività netta primaria (PPN), che si definisce come la quantità di carbonio che il complesso della biosfera (in particolare, i vegetali con la fotosintesi clorofilliana) può accumulare in un anno. Si differenzia dalla produttività primaria lorda (PPL) che indica la fotosintesi totale, perché sottrae dal totale la materia organica che serve alle piante per vivere.

La produttività primaria netta equivale a 105 miliardi di tonnellate di carbonio e da questo limite non si può uscire. Attualmente preleviamo già il 24% di questa produttività dell’intero pianeta, pur essendo soltanto una delle 15 milioni di specie viventi che esistono sulla Terra.

Da ogni settore della ricerca scientifica arriva l’appello alla necessità di interrogarsi su fino a che punto possiamo continuare a “prelevare” prima che il sistema collassi: infatti se continuiamo con l’economia della crescita, per il 2050, quando la popolazione terrestre potrebbe arrivare a 9 miliardi, avremo bisogno delle risorse di più di due pianeti come il nostro, che evidentemente non abbiamo.

L’unica strada fisicamente praticabile è quella che ci fa andare verso un livello di decrescita, che, se risultasse più gradito, potremmo chiamare anche sviluppo compatibile con i limiti ambientali.

A questo proposito, potrebbe risultare molto interessante la lettura del volume L’impronta originale. Storia naturale della colpa ecologica (edito da Einaudi), di Guido Chelazzi, docente di ecologia dell’Università di Firenze. Il libro spiega che l’homo sapiens è un predatore per natura, ha sempre fatto danni nel mondo, ma oggi il numero di abitanti della terra libera delle forze che rischiano di rendere i danni globali e permanenti, a meno che non riusciamo a condurre la Terra verso nuovi equilibri.

1 commento su “Produttività primaria netta: la moneta corrente dell’ecosistema Terra”
  1. alessandro capuzzo ha detto:

    Condivido assolutamente il concetto di decrescita intesa come sviluppo compatibile con i limiti ambientali. Ottimo anche il riferimento al PPN, che è un dato concreto e quindi misurabile, non astratto o campato in aria.
    Mi chiedo però quali siano le misure da mettere in atto concretamente per raggiungere lo sviluppo compatibile con i limiti ambientali.
    Non possiamo impedire che la popolazione mondiale arrivi a 9 o + miliardi di abitanti. Allora come fare per reperire le risorse necessarie?


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