Come funziona un impianto per la produzione del biogas?

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La storia del biogas è curiosa e ha origini lontane: circa 150 anni fa una famiglia indiana, coprendo i rifiuti organici con un telo in modo che non puzzassero, scoprì che in questa maniera si generava un gas. E collegando questa piccola discarica famigliare alla propria casa attraverso un tubicino, riuscì ad alimentare il fornello della sua cucina. Questa ingegnoso gruppo famigliare è considerato l’inventore del biogas, che nasce infatti dalla fermentazione spontanea di scarti alimentari o agricoli e/o di deiezioni animali.

Vediamo come funziona un impianto alimentato dai liquami di un allevamento di bovini. Ogni mucca beve da 80 a 100 litri di acqua al giorno e mangia 40-50 chilogrammi di mangime. Tutto ciò si trasforma in latte, usato per l’industria casearia. E anche in liquame, nella misura di circa 50 kg al giorno per ogni capo di bestiame.

In un grande allevamento, tutto il letame viene convogliato in un impianto di biogas, composto da una grande tramoggia iniziale in cui si butta biomassa forestale/agricola e il letame. Tramite un tapis roulant questi materiali vengono messi in un pre-digestore, ovvero una grande vasca dove comincia il processo di “digestione”. Dopo 30 giorni di permanenza nel primo digestore, tutto viene pompato in un secondo digestore, coperto da una grande cupola nella quale si accumula gas. Dal cupolone il gas viene filtrato e pompato verso un grosso motore a scoppio. Questo a sua volta fa girare una dinamo che produce energia elettrica. Invece l’acqua che esce dall’impianto dopo aver raffreddato il motore, ha una temperatura di 80° C ed è quindi ottimale energia termica per scaldare le abitazioni. Nella parte finale dell’impianto arriva il digestato che ha ormai esaurito la sua funzione di produrre gas e viene suddiviso in una parte liquida – stoccata in vasche di cemento – e una parte solida (circa il 5%), che viene utilizzata come fertilizzante per l’agricoltura.

Per il momento nel nostro paese con i biogas si produce solo lo 0,02% dell’energia nel fabbisogno energetico. Si ritiene che, se sfruttassimo tutto il nostro potenziale, senza togliere cibo a uomini e animali arriveremmo a fornire il 10% del fabbisogno di gas naturale (ovvero di metano) oppure, tradotto in energia elettrica, l’equivalente di quello che in altri paesi producono due centrali nucleari.

Per approfondire: Qual è la differenza tra biometano e bioidrogeno?

2 commenti su “Come funziona un impianto per la produzione del biogas?”
  1. Alberto Padovan ha detto:

    Brevemente vi porto a conoscenza che “l’affare biogas” viene visto dagli agricoltori nostrani, come una possibilità di guadagno, vista la scarsa renumerazione della produzione di mais per l’alimentazione umana, ma ben incentivata per la produzione di biogas, pertanto stanno puntando su questa alternativa, a scapito dell’alimentare, ma con quali ricadute, sulla quntità e qualita del cibo disponibile in un prossimo futuro?

  2. Norberto da Costa ha detto:

    Fino ad oggi i liquami ed il letame zootecnico hanno rappresentato uno scarto per l’imprenditore agricolo. Dall’inizio dell’anno, già è possibile fare energia con impianto che funzionano 100% solo reflui zootecnici, suinicoli ed avicoli. Non ha bisogno di mettere mais! Inoltre, l’utilizzo dei reflui animali porta ad una digestione stabile e continuativa, quindi permettendo all’allevatore un reale reddito aggiungivo e non speculativo, perchè questa nuova technologia Made-in-Germany permette impianti su misura da 20 kW, 30 kW, 40 KW….Questo è il futuro e i cereali SOLO per il consumo umano e animali!


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