Quali caratteristiche deve avere una saponetta per considerarsi amica dell’ambiente?
Di Nicoletta, scritto il 16 Febbraio 2012Se la coscienza ecologica delle persone nella nostra società crescerà, allora la vecchia cara saponetta è destinata a tornare di moda. E forse a soppiantare il deprecabile utilizzo di flaconi di plastica come contenitori usa-e-getta per il sapone liquido (a meno che questi non siano ricaricabili alla spina, nel qual caso sono più che accettabili).
Ma quali sono le caratteristiche di una saponetta eco-compatibile? Esse vanno in due direzioni: ingredienti naturali e non dannosi per la salute e/o per l’ambiente e imballaggio a basso impatto ambientale. Saranno anche le nostre scelte di consumatori a dettare le tendenze future del mercato.
Per quanto riguarda gli ingredienti di base, i migliori rimangono: olio di oliva (il più usato per il sapone di Marsiglia e l’unico usato per il sapone di Aleppo), ma anche olio di cocco e olio di mandorle dolci. Altri preziosi ingredienti naturali sono il miele, l’argilla, le proteine del grano o dell’avena. Crusca e fiori di lavanda sono benvenuti: svolgeranno un’azione di peeling naturale. La provenienza degli ingredienti ‘oleosi’ da coltivazioni o foreste sostenibili e biologiche dovrebbero essere certificata sull’imballaggio. I saponi biologi non devono contenere coloranti e parabene. Le fragranze e le profumazioni devono derivare da oli essenziali di alta qualità. Infine, anche se non tutti sono d’accordo, secondo noi è meglio che il prodotto non sia stato testato su animali – del resto, se veramente nella saponetta tutto è naturale, il bisogno non sussiste.
A livello di packaging, sarebbe meglio optare per involucri o scatole in cartone o carta riciclata al 100%, stampati con inchiostro vegetale e assemblati senza colla – per esempio con un sistema di linguette o a scatola. Esistono anche barre di sapone al taglio che, oltre a essere più convenienti dal punto di vista economico, possono servire come profumatori di ambiente o di armadi fino a che non arriva il momento di tagliarne via un altro pezzo e di portarlo in bagno. E poi usarlo e usarlo fino al punto in cui – a forza di sciogliersi e schiumare – scompare tra le nostre mani nell’ultimo lavaggio, senza aver arrecato alcun danno, né alla pelle, né all’ambiente.
Per approfondire: L’impatto ambientale dei cosmetici: sostanze nocive e troppi imballaggi.
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