Stabilito il divieto pesca nell’Oceano Artico centrale almeno fino al 2033

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Dopo quasi due anni di trattative è stato siglato il 30 novembre 2017 tra nove nazioni (Stati Uniti, Russia, Canada, Danimarca, Norvegia, Cina, Giappone, Corea del Sud, Islanda) e l’Unione Europea uno storico accordo che sancisce il divieto di pesca commerciale nell’Oceano Artico centrale per i prossimi sedici anni, o per lo meno finché non si avranno sufficienti informazioni sull’ecologia marina della zona: 2,8 milioni di chilometri quadrati di acque internazionali tra l’Alaska e la Russia.

L’area marina, che in passato l’area era resa inaccessibile da uno spesso strato di ghiaccio, ma di recente è diventata più facilmente raggiungibile grazie alla fusione del ghiaccio marino nei mesi estivi, è di importanza fondamentale anche per le ricerche sull’impatto del riscaldamento globale. Infatti l’Oceano Artico è il luogo che più di tutti risente degli effetti dell’innalzamento delle temperature. I raggi solari che sempre più facilmente filtrano nel ghiaccio in fusione stanno alimentando il plancton che a sua volta nutre i merluzzi, prede di foche, trichechi e altri mammiferi marini e non. Un periodo prolungato di protezione darà modo agli scienziati di conoscere meglio queste acque e le nuove specie che stanno migrando nell’area a causa del riscaldamento delle acque più a sud.

Dopo i primi 16 anni l’accordo sarà rinnovato in maniera automatica ogni 5 anni, a meno che qualcuno degli stati firmatari non ponga obiezioni.


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