Come produrre bioetanolo dalla canna comune

Di
arundo donax, la canna comune

Il bioetanolo è l’etanolo derivante dalla fermentazione delle biomasse, cioè di sostanze vegetali ricche di zucchero (amidacei, cereali, vinaccioli). Può essere utilizzato come componente nella benzina in percentuale fino al 10-20% oppure come combustibile nei biocamini, che ne sfruttano il potere calorifico per riscaldare gli ambienti.

Fino a oggi il bioetanolo è stato principalmente prodotto da canna da zucchero e mais; ma l’utilizzo del granoturco per scopi diversi da quelli alimentari ha giustamente destato allarme in tutto il mondo, perché ne ha fatto salire il prezzo alle stelle.

canna di fosso

Pare ovvio che non si può produrre carburante togliendo il cibo di bocca alle persone. Per questo si stanno sviluppando tecnologie che utilizzano piante che consumino poca acqua, non siano commestibili e abbiano comunque una buona resa energetica. Una grande promessa del futuro, almeno alle nostre latitudini, potrebbe la arundo donax, ovvero la comune canna di fosso che cresce lungo i fiumi e fossati della nostra penisola. Il suo ritmo di crescita molto elevato la rende ideale sia come fonte di cellulosa per l’industria della carta che per produrre biomassa.

Semplificando al massimo, ma più avanti andremo più in dettaglio, questo è il processo di trasformazione a cui è sottoposta la canna per la produzione di bioetanolo: viene bollita, se ne ottiene un prodotto che contiene due parti – una neutra e una costituita da zuccheri in soluzione acquosa. I flussi di soluzione acquosa vengono poi portati a fermentazione mediante un processo enzimatico, con l’aggiunta di lievito naturale. La fermentazione produce una sorta di ‘birra’ che viene poi filtrata e distillata. Dalla distillazione si ricavano due essenze: l’etanolo (miscelabile direttamente nei motori in fino al 10-20%) e la lignina, un polimero organico dall’alto potere calorifico, bruciabile nelle caldaie e nei caminetti, oppure convertibile in energia elettrica.

Come si produce in bioetanolo dalla canna comune

La canna comune (Arundo Donax) è una delle materie prime utilizzate per produrre bioetanolo. Il processo di produzione del bioetanolo a partire dalla canna comune prevede diverse fasi:

  1. Raccolta e preparazione della canna: la canna di Arundo Donax viene raccolta, tagliata e sminuzzata in piccoli pezzi.
  2. Pretrattamento: i pezzi di canna vengono sottoposti a una serie di processi fisici e chimici che hanno lo scopo di rompere la struttura cellulare della canna e rendere disponibili i carboidrati che la compongono per la successiva fase di idrolisi.
  3. Idrolisi: i carboidrati presenti nella canna di Arundo Donax vengono trasformati in zuccheri semplici mediante un processo di idrolisi enzimatica o acida.
  4. Fermentazione: gli zuccheri ottenuti dall’idrolisi vengono quindi fermentati mediante l’utilizzo di lieviti o batteri specifici che li trasformano in bioetanolo.
  5. Distillazione: il bioetanolo ottenuto dalla fermentazione viene quindi sottoposto a un processo di distillazione per separarlo dall’acqua e dagli altri composti presenti nella miscela.
  6. Purificazione: infine, il bioetanolo viene purificato mediante l’utilizzo di tecniche di filtrazione e di distillazione per rimuovere eventuali impurità e ottenere un prodotto finale di alta qualità.
Bioetanolo

La canna di Arundo Donax presenta un elevato contenuto di carboidrati e una buona resistenza agli agenti esterni, il che la rende particolarmente adatta alla coltivazione in diverse condizioni ambientali. Inoltre, la coltivazione della canna di Arundo Donax può essere svolta su terreni marginali, non utilizzati per altri scopi, il che rende questa fonte di energia rinnovabile particolarmente interessante dal punto di vista ambientale e della sostenibilità.

Che il bioetanolo derivato dall’arundo donax sia la risposta per i nostri problemi energetici? Non certo da solo, ma insieme a tante soluzioni altrettanto interessanti come l’idrogeno ottenuto da biomasse potrebbe portare a interessanti alternative energetiche.


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