L’orto sul balcone e la salvaguardia della biodiversità: carote, zucchine, cavolo nero

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carota pastinocelloVi siete accorti che nei supermercati tutte le zucchine sono uguali, tutte le carote sono uguali e ormai si trovano soltanto tre o quattro varietà di mele? E lo stesso potrebbe dirsi per i peperoni, per i pomodori, per le melanzane ecc. Gli ortaggi e la frutta coltivati dai produttori agricoli, vengono scelti per la rapidità della crescita, per l’omogeneità delle dimensioni che rende facile l’imballaggio, per la facilità di conservazione e di trasporto e per altri motivi più tecnici (resistenza a malattie e parassiti); che però non hanno alcuna attinenza con il gusto, il profumo, le proprietà nutritive.

Purtroppo solo poche varietà vegetali rientrano appieno nelle esigenze dell’industria. In passato, gli ortaggi erano scelti perché capaci di fornire un buon raccolto, magari maturando più lentamente, ma garantendo una produttività prolungata. E soprattutto erano selezionati perché gustosi. Molte di queste specie tradizionali stanno diventando sempre più rare e si calcola che il 75% delle varietà orticole coltivate fino alla fine della seconda guerra mondiale siano oggi a rischio di erosione genetica.

Per fortuna sempre più persone si stanno dedicando a far crescere da sole le proprie verdure anche nel poco spazio fornito dall’orto sul balcone. E allora perché non sfruttare il nostro hobby per seminare qualcosa di insolito e riscoprire le verdure della tradizione italiana preservando nel contempo la biodiversità e magari salvando qualche varietà dal rischio di scomparire? Eccovi qualche suggerimento, senza assolutamente pensare di poter essere esaurienti, ma con l’idea di stimolare la vostra curiosità.

Le carote
La maggior parte delle persone non sa che le carote arancioni sono un’invenzione moderna, si dice che siano state selezionate così dagli olandesi in onore della casa regnante degli Orange. Fatto sta che nei supermercati troviamo quasi esclusivamente carote arancioni di Nantes. Mentre in natura queste radici avrebbero svariati colori. Tra le antiche varietà italiane ricordo la carota pastinocello (che vedete nella foto in alto), selezionata direttamente dalla carota selvatica fin dall’epoca romana e talmente conosciuta in Toscana che esisteva addirittura un detto
popolare “buono come il pastinocello” per indicare le buone qualità di una persona.

Un’altra variante è la carota di Tiggiano, dal caratteristico colore rosso-granata e con l’interno giallo-oro. La vedete qui accanto.

Tutte le carote si prestano ad essere coltivate in vaso sul balcone, hanno solo bisogno di un contenitore sufficientemente profondo, almeno una trentina di centimetri di terra, e di un terriccio soffice e leggero. Non necessitano invece né di particolari cure né di essere concimate, si possono tranquillamente piantare e lasciar crescere. Tra l’altro si seminano tutto l’anno cominciando da quattro-cinque settimane prima dell’ultima gelata primaverile, fino all’autunno inoltrato: perché le carote, una volta cresciute, sopportano bene il freddo e resistono interrate anche al gelo.

La germinazione della carota, specie di queste varietà tradizionali, è abbastanza lenta e necessita di terreno mantenuto sempre ben umido. A questo proposito vengono in aiuto i vasi a riserva d’acqua (self-watering containers) che possono essere facilmente autocostruiti a partire da materiali di basso costo come spiego nel mio blog “L’Orto sul Balcone”.

I semi delle carote sono molto piccoli, perciò è difficile distanziarli adeguatamente. Facilmente germoglieranno molto ravvicinati tra loro e dovranno essere diradati. Tuttavia le carotine sono commestibili fin da quando cominciano a sviluppare il loro caratteristico colore, così possono essere raccolte ancora piccoline e diventano un colorata, dolce e succulenta aggiunta alle nostre insalate.

Le zucchine
zucchino tondo di nizzaAnche questi ortaggi al supermercato sono tutti uguali fra di loro, parrebbe quasi che siano selezionati per entrare perfettamente nelle loro vaschette in plastica. Spesso non viene nemmeno indicata la varietà, sono soltanto zucchine.

Ma la tradizione italiana ce ne propone di molti tipi diversi, lunghe e corte, verdi ma anche bianche (come la bianca di Trieste) o molto scure (nero di Milano). E ci sono anche le zucchine tonde che si prestano particolarmente a essere cucinate ripiene.

Questa che vi propongo viene proprio dalla mia zona è la zucchina tonda di Nizza coltivata per generazioni dai liguri, fin dai tempi in cui Nizza era ancora una città italiana.

Va raccolta piccola, quando ha all’incirca le dimensioni di una palla da tennis. E’ caratterizzata da una buccia verde chiaro, molto tenera, che teme gli urti e non si presta ad essere trasportata. Forse per questo è sparita dai negozi, anche se è ancora abbastanza diffusa tra i coltivatori amatoriali della Riviera dei Fiori e della Côte d’Azur.

Un’altra zucchina tonda è quella di Piacenza di colore verde scuro; è una varietà precoce, quasi perfettamente sferica, molto produttiva.

Entrambe queste zucchine sono belle sulla pianta e buone nel piatto con una polpa gustosa e tenera, consigliabili a chi vuole coltivare qualcosa di insolito.

Sono piante che crescono molto, quindi vanno coltivate non più di una per vaso, che deve essere sufficientemente capace (io suggerisco almeno quaranta litri di terriccio). Richiedono molta acqua, specialmente in piena estate, ma possono essere fatte arrampicare su un sostegno o una ringhiera e sul balcone permettono di ottimizzare lo spazio, facendole crescere in verticale.

I cavoli
Il cavolo nero di Toscana è un altro ortaggio antico, un tempo molto coltivato, caratterizzato da una foglia larga di color verde scuro con riflessi bluastri. Caratteristicamente usato cotto, non mancava mai dalle tavole dei contadini fiorentini ed è un componente fondamentale della famosa ribollita. Si possono anche raccogliere le foglie ancora tenere per mangiarle crude in insalata.

Anche questa è una pianta abbastanza grande, per la coltivazione in vaso è opportuno far crescere una sola pianta. Tuttavia ha radici superficiali, quindi non necessita di contenitori particolarmente profondi.

Raccogliendo le piccole foglioline tenere man mano che crescono, la pianta ne getta delle nuove e quindi può essere mantenuta produttiva abbastanza a lungo. Resiste bene al freddo anche sotto la neve e si presta ad essere seminata in autunno per una produzione che si protrae fino all’inverno inoltrato.

Colgo l’occasione per ricordare che la stagione in terrazzo può essere prolungata notevolmente semplicemente pianificando le successive semine. Ma bisogna tenere presente che anche le piante più resistenti al freddo, come appunto il cavolo nero toscano, in inverno non crescono, però mantengono foglie fresche e sane molto più gustose di quelle raccolte da giorni o addirittura da settimane che si trovano in commercio.

In conclusione l’Orto sul Balcone non è soltanto una moda o un passatempo piacevole e divertente, ma anche un’opportunità per conoscere varietà e sapori che erano consueti per i nostri nonni, ma rischiano di diventare introvabili per i nostri nipoti. Perciò non esitate, procuratevi i vasi o magari costruiteveli da soli riciclando un paio di  vecchi contenitori, e cominciate a piantare qualcosa.

Che cosa?

Il mio suggerimento è di scegliere in primo luogo in base all’esposizione del vostro balcone. Alcune verdure, come zucchine pomodori melanzane, richiedono almeno 6 ore o più di sole, quindi avete bisogno di un balcone esposto a sud. Ma altre (come cavoli e carote) si accontentano anche di solo 3-4 ore di luce.

In secondo luogo scegliete in base alle vostre preferenze. Inutile coltivare verdure e ortaggi che non vi piacciono, anche se quelli del vostro terrazzo saranno senz’altro migliori di qualsiasi cosa abbiate finora acquistato.

E soprattutto divertitevi!

Mallo2011

1 commento su “L’orto sul balcone e la salvaguardia della biodiversità: carote, zucchine, cavolo nero”
  1. Mallo2011 ha detto:

    Ciao,
    ringrazio tutto lo staff di soloecologia.it ed approfitto della loro disponibilità per fare una RICHIESTA!
    Sono alla ricerca della torzella, o cavolo greco, uno dei più antichi tipi di cavolo coltivato nel bacino del Mediterraneo. Oggi purtroppo diventato quasi introvabile e coltivato soltanto da amatori della provincia di Napoli.
    Sarei molto grato a chiunque potesse farmi avere un po’ di semi di questo ortaggio davvero storico.
    Grazie,
    Mallo2011


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