Slavery Footprint e l’importanza del consumo critico

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slavery footprint

La schiavitù non è un concetto che appartiene al passato, ma una drammatica realtà di oggi. Dietro ogni oggetto che compriamo si nasconde spesso un traffico enorme di sfruttamento illegale dei lavoratori (e frequentemente si tratta di minori), in varie parti del mondo. Lo denuncia l’organizzazione non-profit Slavery Footprint, che invita i consumatori a una maggiore consapevolezza sugli acquisti. Sul loro sito internet è possibile calcolare quanti schiavi lavorano per noi, basta rispondere a una serie di domande (in lingua inglese) sul nostro stile di vita e i nostri consumi di un simpatico e coloratissimo test.

La Slavery Footprint incoraggia i consumatori a fare scelte più informate e a sostenere aziende che praticano pratiche etiche di produzione. L’iniziativa mira anche a incoraggiare le aziende a prendere misure per prevenire la schiavitù moderna nella loro catena di approvvigionamento, adottando pratiche di tracciabilità, trasparenza e responsabilità sociale. La Slavery Footprint sostiene che solo attraverso una maggiore consapevolezza e impegno da parte di consumatori e aziende sarà possibile porre fine alla schiavitù moderna e garantire che i prodotti che acquistiamo siano prodotti in modo etico e responsabile.

Quando facciamo acquisti, che si tratti di un tablet, di cibo, di una bicicletta, vestiti, scarpe o gioielli, dobbiamo infatti essere consapevoli del fatto che, probabilmente, quegli articoli di largo consumo nascono dallo sfruttamento illegale di manodopera a basso costo, spesso di bambini impiegati per il lavoro notturno, nei campi, oppure in miniera. Ed è nostro dovere di consumatori scoprire quali sono i prodotti eticamente compatibili con gli standard di una vita degna. A questo proposito, segnaliamo le varie Guide al consumo critico, che analizzano le attività di molte multinazionali e rivelano dettagli sulla loro maggiore o minore affidabilità dal punto di vista ambientale, medico, sociale, soprattutto in rapporto alla situazione dei paesi poveri e ai temi della solidarietà sociale.

Sono preziose fonti di informazioni per tutti coloro che cominciano o desiderano proseguire il loro percorso di consapevolezza etica ed ambientale. Si stima ci siano ancora circa 50 milioni di schiavi nel mondo: possiamo cercare di fare la nostra parte contro questo obbrobrio!


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