Nella coltivazione della terra sta una buona parte del futuro dell’Italia

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Se l’economia nel nostro Paese langue, sono confortanti i dati riguardanti l’agricoltura. Nel corso dell’ultimo anno, il settore agricolo ha registrato un aumento del 10% del giro d’affari e portato a un aumento del PIL dell’1,1%. Inoltre, per la prima volta in dieci anni le imprese individuali iscritte alla Camera di commercio hanno registrato un aumento del 4,2%. In Italia sono attive 62.000 imprese agricole condotte da giovani sotto i 30 anni di età e il 36,5% di essi è laureato.

Tutti questi dati fanno pensare a un cambio di rotta veramente notevole in un settore troppo spesso trascurato in passato, se non addirittura penalizzato. I vantaggi di una propulsione all’agricoltura si riscontreranno non solo in campo economico, ma anche ambientale (ricordiamo che coltivare la terra è anche il miglior modo per manutenere a dovere il territorio). Gli addetti ne beneficeranno in termini di qualità di vita e di benessere. Inoltre, l’agricoltura in Italia gode di una posizione straordinariamente solida e di eccellente qualità: il nostro paese ha già dei grandi primati nel mondo – siamo il numero uno nel biologico, nella qualità e nella sicurezza alimentare. Siamo il paese con il maggior valore aggiunto a ettaro di terreno, i primi per numero di DOP e IGP.

Molto resta ancora da fare: non è raro registrare la sofferenza degli agricoltori, che se si mantengono ligi ai ferrei disciplinari dei prodotti a denominazione d’origine protetta, non possono scendere oltre un certo corso con i prezzi e subiscono la concorrenza sleale di altri paesi e del falso made-in-Italy. Del resto, un paese come il nostro può competere con altri non tanto sui bassi costi di produzione (che implicano spesso anche alti costi ambientali), bensì sulla qualità, sulla diversità, sulla creatività. I redditi degli agricoltori continueranno a essere molto bassi fin tanto che mancheranno “politiche di verità”: il consumatore deve essere perfettamente conoscenza di ciò che mangia, deve sapere da dove proviene quel cibo e come esso viene lavorato. Se tutto fosse chiaramente scritto sulle etichette, forse un numero maggiore di persone capirebbe che talvolta vale la pena di spendere un po’ di più pur di evitare problemi di sicurezza alimentare. Eppure l’Unione Europea su questo fronte non vuole aiutare.

Il Governo ha recentemente promesso una tutela particolare per il settore agricolo, specie a vantaggio dei giovani e anche mediante accordi con l’UE. Tempo fa si era parlato di mettere le terre demaniali a disposizione dei giovani: la legge dello Stato esiste, ma mancano ancora i decreti attuativi. E questo non è l’unico caso di “binario morto” per importanti disposizioni a favore del settore.

L’agricoltura in Italia deve essere protetta perché è un settore strategico, oggi più che mai: in futuro il cibo scarseggerà, perciò sono necessarie politiche per preservare la capacità produttiva del nostro paese. Il settore agroalimentare in Italia potrà rivelarsi una leva molto importante per rilanciare l’economia e lo sviluppo.


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