Perché fare mining di criptovalute è dannoso per l’ambiente

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Il mining di criptovalute è l’attività che consiste nel creare nuove unità di moneta virtuale, come il Bitcoin, risolvendo complessi problemi matematici con l’ausilio di computer potenti. Questa operazione richiede una grande quantità di energia elettrica, che spesso proviene da fonti non rinnovabili e inquinanti. In questo articolo vedremo quali sono gli impatti ambientali del mining di criptovalute e come si può ridurre la propria impronta di carbonio scegliendo alternative più sostenibili.

Cos’è l’impronta di carbonio e come si calcola

L’impronta di carbonio è un indicatore che misura le emissioni di gas serra, come l’anidride carbonica (CO2), generate da un’attività, un prodotto, un’organizzazione o un individuo. Queste emissioni contribuiscono al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici, con effetti negativi sull’ambiente e sulla salute. Per calcolare l’impronta di carbonio si devono considerare tutte le fonti di emissione dirette e indirette, e convertirle in tonnellate di CO2 equivalente, usando dei fattori di conversione stabiliti a livello internazionale. Esistono diversi metodi e strumenti per effettuare il calcolo, a seconda della scala e del contesto considerati.

Quanta energia consuma il mining di criptovalute

Il mining di criptovalute è un’attività molto energivora, che richiede l’uso di computer specializzati, chiamati ASIC (Application-Specific Integrated Circuit), in grado di risolvere i problemi matematici necessari per creare nuove monete. Questi computer devono rimanere sempre accesi e collegati alla rete, e hanno bisogno di sistemi di raffreddamento per evitare il surriscaldamento. Il consumo energetico del mining dipende dal tipo e dal numero di computer usati, dalla difficoltà dei problemi da risolvere e dal prezzo della criptovaluta. Secondo una stima del Cambridge Centre for Alternative Finance, il consumo annuale di energia del mining di Bitcoin nel 2021 è stato pari a circa 130 TWh, equivalente a quello di un paese come l’Argentina o la Svezia.

Qual è l’impatto ambientale del mining di criptovalute

L’impatto ambientale del mining di criptovalute dipende dalla fonte energetica usata per alimentare i computer. Se l’energia proviene da fonti fossili, come il carbone o il gas naturale, il mining produce elevate emissioni di CO2 e altri gas serra, contribuendo al riscaldamento globale. Se invece l’energia proviene da fonti rinnovabili, come il solare o l’eolico, il mining ha un impatto minore sull’ambiente.

Tuttavia, anche le fonti rinnovabili hanno dei costi ambientali legati alla produzione e allo smaltimento dei pannelli solari, delle turbine eoliche e delle batterie. Inoltre, il mining richiede anche l’uso di materiali preziosi e rari per la costruzione dei computer, che possono avere effetti negativi sull’ecosistema e sui diritti umani nelle zone di estrazione.

Come ridurre l’impronta di carbonio del mining di criptovalute

Per ridurre l’impronta di carbonio del mining di criptovalute ci sono diverse strategie possibili. Una è quella di scegliere criptovalute che usano un meccanismo diverso dal Proof of Work (PoW), che è quello usato da Bitcoin ed è il più dispendioso in termini energetici. Esistono infatti altre modalità, come il Proof of Stake (PoS) o il Proof of Authority (PoA), che richiedono meno potenza computazionale e quindi meno energia per creare nuove monete. Un esempio di criptovaluta basata sul PoS è Tezos, una piattaforma open source che si autodefinisce “sicura, aggiornabile e costruita per durare”. Tezos ha un consumo annuale di energia stimato in 0.001 TWh, equivalente a quello di 17 cittadini globali.

Un’altra strategia è quella di usare energia proveniente da fonti rinnovabili per alimentare i computer dedicati al mining. Questo può avvenire sia a livello individuale, scegliendo un fornitore di energia verde, sia a livello collettivo, creando delle mining farm in zone dove l’energia rinnovabile è abbondante e a basso costo, come l’Islanda o la Cina. In questo modo si può ridurre l’impatto ambientale del mining senza rinunciare alla redditività della criptovaluta.

Infine, una terza strategia è quella di compensare le emissioni di CO2 generate dal mining attraverso progetti di riforestazione, di efficienza energetica o di sviluppo sostenibile. Questi progetti possono essere certificati da organismi internazionali e generare dei crediti di carbonio, che possono essere venduti o usati per dimostrare la propria responsabilità ambientale. Alcune piattaforme di criptovalute offrono la possibilità di acquistare o donare crediti di carbonio per compensare le proprie emissioni.

Perché scegliere una criptovaluta sostenibile

Scegliere una criptovaluta sostenibile non è solo un gesto etico, ma anche un investimento intelligente. Infatti, le criptovalute che hanno un basso impatto ambientale sono più resilienti e adattabili ai cambiamenti del mercato e della tecnologia. Inoltre, sono più apprezzate dai consumatori e dagli investitori che sono sempre più sensibili alle tematiche ambientali e sociali. Infine, sono più in linea con le normative e le politiche internazionali che mirano a ridurre le emissioni di gas serra e a contrastare i cambiamenti climatici. Scegliere una criptovaluta sostenibile significa quindi contribuire al benessere del pianeta e al proprio successo finanziario.


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