Bandire il finning per la salvaguardia degli squali nei mari del mondo

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Il numero degli squali nei mari e degli oceani del globo è in drammatico declino per via di una pratica a dir poco barbara: il consumo di “zuppa di pinne di pesce cane”, un piatto considerato una specialità e un costoso status symbol in varie parti del mondo, soprattutto in Asia. In realtà la minestra è a base di brodo di pollo e le pinne di pescecane non aggiungono gusto, servono solo a condensare il liquido.

Per approvvigionarsi di pinne di pescecani, i pescatori catturano i pesci, li issano a bordo, tagliano le loro grandi pinne e poi li buttano i corpi in acqua ancora vivi, lasciandoli morire dopo una lenta agonia, immobilizzati sul fondo del mare con una morte atroce. Si stima che ogni anno decine di milioni di squali vengano uccisi con questa pratica terribile chiamata finning. Lo squalo non è un pesce pregiato dal punto di vista alimentare e ha un basso valore economico, per questo vengono soltanto tagliate le pinne, per ottimizzare la resa riempiendo le imbarcazioni soltanto con la parte meglio pagata – vengono tralasciate le carcasse degli squali che occupano moltissimo spazio.

La pratica del finning avviene in tutti i mari del mondo; in Europa è vietata dal 2003, ma è ancora aggirabile. Infatti, la pesca allo squalo non è vietata e una deroga consente ai pescatori che lo richiedono di tagliare le pinne degli squali a bordo dei pescherecci, conservandone anche la carcassa. Pinne e resto del pesce possono essere sbarcate separatamente – anche in luoghi diversi. In questo modo il controllo e il monitoraggio sono facilmente eludibili. Sono soprattutto i pescatori spagnoli e portoghesi a richiedere questi permessi, mentre in Italia fortunatamente l’abitudine non esiste.

A giorni il Parlamento Europeo deve votare una legge che potrebbe difendere gli squali almeno nel nostro continente modificando il regolamento nel senso di richiedere che gli squali vengano sbarcati insieme alle pinne. In gergo la richiesta si chiama “politica delle pinne attaccate”; la nostra speranza è che a questa pratica orrenda venga messo fine prima in Europa e poi nel resto del mondo.


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