Inceneritori, termovalorizzatori e gassificatori tra vantaggi e paure

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In Italia abbiamo sentito e letto molto sul tema degli inceneritori, termovalorizzatori e gassificatori. Quasi tutti i cittadini sono d’accordo: “Causano il cancro!”. Affermazione troppo semplicista. Tali impianti, come qualsiasi impianto di trattamento rifiuti, se localizzati in aree compatibili alla tutela ambientale e costruiti secondo le BAT (Best Available Techniques), non comportano alcun problema. Personalmente, quando ero ancora adolescente, ho assistito da giovane tirocinante alla costruzione di due termovalorizzatori nel nord Europa.

Un esempio virtuoso di termovalorizzazione: la Svezia

I loro 34 termovalorizzatori producono acqua calda e non energia elettrica, per la quale si servono del nucleare, l’idroelettrico e l’eolico riuscendo già dal ‘90 a rinunciare al carbone. Nei primi anni 2000 era già stato superato il sistema discarica.

Da diverso tempo, infatti, la Svezia importa dall’estero la spazzatura per mantenere in attività i suoi termovalorizzatori e produrre energia per il riscaldamento di oltre 1.3 milioni di abitazioni.

Cosa succede in Italia?

Nel 2018 l’Italia ha recepito il Pacchetto Economia Circolare: sono stati fatti dei passi avanti ma un’economia capace di autorigenerarsi e procede all’infinito con risorse finite resterà sempre una stupenda utopia. Le Direttive hanno obiettivi molto ambiziosi come raggiungere il riciclaggio del 55% dei rifiuti urbani entro il 2025, il 60% entro il 2030, il 65% entro il 2035 e frenare sempre più lo smaltimento in discarica. L’Italia è un Paese che punta molto sulla raccolta differenziata e il riciclo ma forse troppo spesso dimentichiamo che la “piramide dei rifiuti” pone il riciclo al terzo scalino, abbiamo nell’ordine: prevenzione alla produzione di rifiuti, riutilizzo/riuso, riciclo, recupero di energia e smaltimento. Ogni impianto di recupero rifiuti avrà sempre circa un 15-20% di sovvallo (scarto non recuperabile) che dovrà essere destinato o ad un impianto di recupero energetico o ad una discarica.

Gli inceneritori: una tecnologia obsoleta

Questo tipo di impianti bruciavano rifiuti e basta. Rappresentano una tecnologia superata da ormai un ventennio. Va comunque detto che hanno offerto un contributo importante nel sistema di gestione rifiuti nell’epoca pre-differenziata.

I termovalorizzatori: la tecnologia del presente

Essi trattano i rifiuti provenienti dalla raccolta indifferenziata destinata agli impianti TMB (Trattamento Meccanico Biologico) o STIR (Stabilimento di Tritovagliatura ed Imballaggio Rifiuti). Essendo dotati di un alto potere calorifico, saranno trasferiti negli impianti di termovalorizzazione in grado di produrre acqua calda ed energia. Le polveri di abbattimento fumi e i residui presenti nei camini devono poi essere smaltiti in discariche per i rifiuti pericolosi. In Campania, ad esempio, ne è presente uno in provincia di Napoli, ad Acerra, in grado di trattare 750.000 tonnellate annue. Non sarebbe del tutto fuori luogo l’ipotesi di realizzare una quarta linea ad Acerra per arrivare ad una potenzialità di un milione di tonnellate l’anno.

In questo interessante video, Geopop racconta in dettaglio come funziona il termovalorizzatore TRM del gruppo IREN di Torino.

I gassificatori: la tecnologia del futuro

Il sistema della gassificazione nasce in Giappone ma abbiamo alcuni gassificatori anche in Italia, a Malagrotta (vicino a Roma) e ad Albano Laziale. Attraverso le centrali di gassificazione (ti rimandiamo ad altro articolo per chiarimenti ulteriori sul funzionamento dei gassificatori) è possibile produrre ogni giorno migliaia di metri cubi di gas di sintesi (syngas) grazie al Combustibile Solido Secondario (CSS). La Commissione Europea ha indicato il syngas, già contenente idrogeno puro, come un passaggio chiave nella produzione di molti elementi come il metanolo, l’etanolo e l’urea. Le polveri di abbattimento fumi e i residui presenti nei camini diventano scorie vetrificate da utilizzare, ad esempio, nei sottofondi stradali.


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