Come costruire un tetto a norma di legge

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Il tetto è l’elemento protettivo della casa, in grado di fornire sicurezza alla struttura sottostante solo se i materiali utilizzati sono di prima qualità. La normativa di riferimento in materia è la UNI del 2008 che tratta delle coperture discontinue e di come progettarle, mantenendole a norma, e individuando persino i comportamenti da evitare in fase di realizzazione o ristrutturazione. In linea generale, un tetto in regola dovrebbe avere tutti gli elementi che lo compongono fissati a secco e dovrà essere capace di garantire un costante ricircolo di aria. Per ottenere una copertura ottimale è sempre consigliato rivolgersi a imprese specializzate in quanto, disponendo di tecnici qualificati, sapranno sfruttare al meglio i materiali necessari alla realizzazione, senza farsi sfuggire alcun dettaglio della normativa vigente. 

Rifare un tetto: cosa c’è da sapere

I motivi che possono spingere al rifacimento di tetti sono molteplici, e includono sia esigenze di carattere tecnico che volontà prettamente individuali di cambiamento. Di solito le ragioni più frequenti sono la presenza di danni che causano disagi all’interno dell’abitazione, come l’ingresso dell’acqua, o problematiche che vanno a intaccare in maniera diretta la struttura stessa del tetto, quali muffa o condensa. Ci può anche essere un’esigenza di risparmio energetico, per ottimizzare al massimo le spese di riscaldamento, o la volontà di installare copertura tetti con pannelli fotovoltaici.

In qualunque caso, il tetto può essere rinnovato parzialmente o completamente. Oggi, non di rado, molte abitazioni hanno reso i loro sottotetti mansarde abitabili: soprattutto in queste occasioni si rende necessaria un’attenzione alla circolazione dell’aria, in modo tale che si regoli opportunamente il clima dell’ambiente in qualunque stagione, favorendo l’eliminazione dell’umidità.

Il fai da te non è contemplato in fase di manutenzione del manto di copertura, perché sono operazioni che rientrano nel campo delle ristrutturazioni pesanti. Il rischio è quello di muoversi al di fuori della legge, dato che è richiesto il permesso di un tecnico che dia il nulla osta a procedere, chiamato Segnalazione Certificata di Inizio Attività. Generalmente ci si rivolge a un’impresa edile, che saprà garantire un lavoro di qualità, affiancata da un tecnico progettista o da un consulente energetico, qualora l’obiettivo fosse risanare termicamente l’edificio. Bisogna prestare ancora più attenzione quando ci si trova a dover agire su edifici che presentano specifici vincoli amministrativi, tra cui il più noto è la tutela del paesaggio. Per non rischiare di compiere errori, è meglio consultare lo sportello unico per l’edilizia. In ambito condominiale la questione si complica ulteriormente: essendo il tetto una parte comune dell’edificio, gli interventi di rifacimento vanno ordinati dall’assemblea, con un’adesione del 50% più uno dei condomini.

Come isolare termicamente un tetto

Dato che il tetto è responsabile di almeno il 30-40% della dispersione termica di un edificio, è opportuno in questi casi intervenire per migliorare la coibentazione della struttura, che viene considerata buona se è previsto l’utilizzo di 15-20 cm di isolante. La soluzione più semplice è realizzare un controsoffitto in cartongesso, in modo tale da confinare solo il soffitto, lasciando uno spazio scoperto tra l’attacco tetto-parete che verrà risolto coibentando quest’ultima.

Nei tetti piani avvengono le maggiori escursioni termiche, per cui quando si decide di rifare la struttura vanno scelti materiali resistenti alle temperature elevate e alle dilatazioni provocate dagli sbalzi del termici. Applicando un cappotto esterno si aumenta il comfort abitativo, rendendo la muratura dell’abitazione calda in inverno, scongiurando la formazione di ponti termici veicoli di spifferi, e fresca d’estate. L’isolante dovrà superare lo spessore di 12 cm nei tetti a falde, secondo quanto previsto dalla legge. Prima di applicarlo andrà pulita la soletta dai residui di sporco, a cui andranno poi applicati feltri in lana rivestiti da uno strato che freni il vapore. I primi dovranno essere rivolti verso l’alto, mentre il secondo verrà posto in direzione della soletta, rendendo così la parte isolata non calpestabile.

Impermeabilizzare un tetto

Per impermeabilizzare le coperture per tetti, oltre alla scelta primaria tra tegole o coppi, si possono utilizzare materiali principalmente disponibili in forma fluida, come gli elastomeri o il silicone, che hanno tra le loro principali proprietà quella di offrire un bianco riflettente, capace di reindirizzare i raggi UV e abbassare così la temperature del tetto. Prima di procedere con l’impermeabilizzazione, è opportuno dedicarsi alla pulizia dello strato su cui andranno applicati i prodotti, a cui seguirà lo spargimento di un primer per migliorarne l’adesione, operazione da compiere solo ad avvenuta asciugatura della superficie, realizzata con l’utilizzo di soffiatori o cannelli a gas, senza tralasciare alcun dettaglio. Si potrà trattare dunque il tetto con i materiali prescelti, mettendone due o più strati in successione, seguendo le indicazioni riportate su ciascuna etichetta. In questa fase giocano un ruolo rilevante i fattori esterni quali la temperatura, il metodo d’applicazione e la porosità del substrato. In qualunque fase del processo può essere richiesta l’ispezione del produttore, che verificherà il rispetto dello spessore del materiale durante l’applicazione, e annoterà eventuali errori che dovranno essere corretti.


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