Ora legale: ha ancora senso dal punto di vista ecologico?

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Non se ne sta parlando molto sui media, ma c’è tempo fino al 16 agosto per rispondere a un sondaggio pubblico lanciato dalla Commissione Europea per capire se i cittadini dell’UE siano favorevoli al mantenimento o all’eventuale abolizione dell’ora legale. La pagina su cui si può esprimere la propria opinione in italiano è https://ec.europa.eu/eusurvey/runner/2018-summertime-arrangements.

Lo spostamento degli orologi in marzo e ottobre avviene in tutta l’Europa dal 2002. In Italia, dopo vari ripensamenti già a partire dal 1916 l’iniziativa è stata stabilmente applicata dal 1966 a questa parte. L’ora legale è stata introdotta con il fine di risparmiare energia. L’idea alla base delle direttive è che nei mesi più caldi si può godere di un’ora di luce in più la sera, mentre in quelli più freddi il beneficio è soprattutto nella mattina. Nel frattempo però è stato appurato che il consumo di energia è ridotto di pochissimo. Del resto il costo dell’illuminazione è decisamente più basso rispetto agli anni in cui la direttiva è stata adottata.

Si rilevano invece molti problemi di salute in molte persone per il cambiamento dei bioritmi, il cosiddetto ritmo circadiano. Si pensi che il passaggio all’ora legale in primavera provoca la perdita di un’ora di sonno e coincide con un aumento di quasi il 20% degli incidenti automobilistici il lunedì mattina dopo lo spostamento delle lancette, mentre il rischio di infarto aumenta del 5% nelle 3 settimane successive alla notte in cui abbiamo perso un’ora di sonno durante il passaggio all’ora legale (lo stesso fortunatamente non si verifica quando gli orologi vengono spostati indietro in autunno).

Chi è favorevole all’ora legale adduce l’argomentazione che poiché con l’ora legale gli spostamenti avvengono quando c’è la luce del sole le strade rimangono nel complesso più sicure.

Se la direttiva deve essere abolita o mantenuta, lo sarà in tutti paesi membri dell’UE, per ragioni commerciali e per favorire il mercato interno: un’iniziativa a macchia di leopardo non sarebbe infatti opportuna il mercato unico.


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