Smaltimento dell’amianto: normativa e procedura
Di Daniele Grattieri
Nel nostro Paese l’amianto è stato messo al bando nel 1992. Il problema però è costituito dal fatto che soltanto una piccola percentuale di edifici è stata bonificata.
Secondo le normative in vigore, la bonifica degli edifici in cui ancora si trovano resti di amianto deve essere attuata per mezzo della rimozione di questi elementi e attraverso il loro smaltimento. Le norme stabiliscono che, per effettuare questo tipo di operazioni, ci si deve rivolgere a ditte autorizzate, per essere sicuri di non correre alcun pericolo. Infatti non dobbiamo dimenticare che l’amianto si presenta spesso come minerale fibroso.
È proprio l’inalazione di queste fibre che può costituire un pericolo per la salute. Ma come deve essere effettuata una procedura di smaltimento amianto? Cerchiamo di saperne di più.
Quello che dice la normativa
Lo smaltimento amianto ha come normativa di riferimento la legge 257 del 1992. È proprio questa norma che vieta qualsiasi commercializzazione e importazione di questo minerale. L’amianto non può essere estratto e non può essere utilizzato per produrre dei manufatti.
Prima di questa legge spesso veniva utilizzato nella costruzione di edifici, come per esempio i manufatti in eternit. Dall’emanazione della legge 257 del 1992 si avviava un programma di dismissione che avrebbe dovuto trovare compimento entro il 1994.
Proprio in quest’anno è stato emanato un altro decreto ministeriale che fa riferimento a tutti i principi e i metodi per valutare il rischio e prende in considerazione le procedure di controllo, la sicurezza degli interventi e le indagini di laboratorio.
Soprattutto in questo decreto che abbiamo citato si fa riferimento allo smaltimento dell’amianto per quanto riguarda gli edifici ad uso civile, commerciale ed industriale e, in generale, tutti quegli edifici aperti al pubblico.
Molto importante è la distinzione che il decreto ministeriale del 1994 effettua tra i materiali che contengono amianto, in friabile e compatto. Quelli friabili sono proprio i materiali più pericolosi, perché le fibre possono sbriciolarsi e possono ridursi in polvere. Proprio per l’amianto friabile si devono mettere in atto attente procedure di sicurezza.
Qual è la procedura per lo smaltimento dell’amianto
Le norme si occupano anche di definire in maniera molto dettagliata la procedura che deve essere attuata per lo smaltimento dell’amianto. In particolare ci sono delle misure che devono essere prese nel momento in cui ci si ritrova a smaltire l’amianto friabile.
La procedura può essere anche complessa, ma risponde all’obiettivo principale di evitare ogni pericolo. Per prima cosa si deve procedere all’allestimento del cantiere nell’area da decontaminare. Questo cantiere deve essere sottoposto ad una procedura di collaudo e deve essere delimitato, in modo che possa accedervi soltanto personale autorizzato.
Si procede poi a bagnare l’amianto con getti a bassa pressione, per effettuare quella che in gergo tecnico viene chiamata rimozione ad umido.
Quando l’amianto è ancora umido si raccoglie in sacchi, riempiendone per ciascuno due terzi. I sacchi vengono immediatamente sigillati e poi nell’area da cui si è estratto l’amianto viene effettuata un’operazione di spazzolamento ad umido, in modo da togliere eventuali residui di fibre.
Dopo aver sigillato le zone in cui è avvenuta la rimozione, ci si prepara per il trasporto. Il trasporto dei sacchi avviene con doppio imballaggio. I sacchi vengono portati nei locali per la decontaminazione e possiedono una specifica etichettatura.
Anche il percorso che deve essere fatto per il trasporto deve essere protetto e definito. Il trasporto deve essere effettuato da una ditta specializzata e lo smaltimento deve avvenire in un’apposita discarica. A questo punto al diretto interessato viene rilasciata una precisa documentazione che certifica che lo smaltimento dell’amianto è avvenuto a norma di legge. Rispettando tutte le normative si ha la possibilità di non correre alcun pericolo.
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