Bene riciclare la carta, meglio ancora eliminare le stampe pubblicitarie indesiderate!

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Si parla tanto di come evitare lo spam, ma in fin dei conti la posta cartacea tradizionale è assai più dannosa per l’ambiente di un’e-mail nella nostra casella di posta elettronica. La quantità di pubblicità cartacea inviata alle nostre case ogni anno è impressionante, ancora di più se si pensa che più della metà di essa non viene neppure aperta.

Anche riciclando la posta spazzatura nella carta straccia, il costo ambientale di questo materiale informativo – in termini di materia prima, inchiostro, energia per produrre e consegnare lettere, prospetti, volantini e cataloghi – è enorme, specialmente per la carta patinata di alta qualità che costituisce gran parte della posta spazzatura e che non deve essere buttata nel bidone della carta riciclabile.

Va già meglio con quelle aziende che utilizzano carta riciclata e non sbiancata, ma purtroppo non sono ancora molte. La pubblicità cartacea ha un successo limitato, ma l’industria continua a sfornarne enormi quantità.

La soluzione del problema, o almeno di parte di esso, è a monte: dobbiamo renderci conto che il nostro nome e indirizzo sono un vero e proprio bene, regolarmente venduto e scambiato sul mercato. Le leggi sulla privacy esistono, ma vengono aggirate con facilità presentando al cliente contratti con clausole scritte in caratteri piccolissimi.

La prima cosa da fare è quindi negare sempre il consenso al trattamento dei dati personali per fini di informazione commerciale e offerte di prodotti/servizi di società terze. Basta barrare l’apposita casellina NO presente per legge in ogni tipo di contratto. Attenzione anche ai ‘concorsi a premi’, il cui fine ultimo è solitamente solo quello di creare una mailing list di persone interessate a un certo tipo di bene o servizio.

Qualcuno ha escogitato un metodo empirico per capire da quale azienda o ente deriverà l’eventuale invio di posta indesiderata: fornire un indirizzo con un piccolissimo elemento sbagliato, tenendone traccia. Per esempio, indicare Viale o Corso invece di Via, oppure aggiungere un finto secondo nome (anche indicato con un’iniziale puntata). Quando arriverà altra posta caratterizzata da tale indirizzo sarà facile capire chi ha fornito il nostro nominativo e protestare con il servizio clienti di quell’azienda.

Ma una volta che l’errore è stato fatto e iniziamo a ricevere posta non richiesta, come possiamo tornare sui nostri passi? Ecco qualche idea, e raccomandiamo un po’ di insistenza se l’iniziativa non funziona la prima volta.

* Respingere la posta al mittente mediante il servizio di Poste Italiane: dovete farlo nel momento in cui il postino ve la consegna oppure portarla successivamente all’ufficio postale. Bisogna soltanto barrare con due righe diagonali l’indirizzo del destinatario e scrivere RESPINTO AL MITTENTE.
* Chiamare il numero verde dell’azienda tenendo sotto mano l’etichetta con eventuali codici cliente e richiedere all’operatore di essere rimossi dal database.
* Scrivere un’e-mail o inviare un fax al servizio clienti con la stessa richiesta, specificando bene i vostri dati personali come sono scritti sull’etichetta.
* Utilizzare le buste preaffrancate spesso incluse nei plichi per inviare la richiesta di cancellazione all’azienda.

Tutto ovviamente questo andrebbe fatto non solo per la nostra posta personale, ma anche per conto delle persone del vostro condominio che nel frattempo si sono trasferite o sono decedute.

La pubblicità inviata per posta non è qualcosa di inevitabile per la nostra esistenza. Se tutti investissimo mezz’ora di tempo oggi, potremmo essere liberi da tanta cartaccia nei prossimi 2-3 anni.

Per approfondire:

Consigli per ridurre il consumo di carta


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