L’insostenibile tasso di consumo di suolo in Italia

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Scientificamente parlando, il suolo è lo strato superficiale che ricopre la crosta terrestre, ed è il risultato dell’alterazione chimica-fisica del substrato roccioso. Si ottiene quindi attraverso l’azione degli eventi atmosferici, dell’acqua e degli organismi, che degradano lentamente la roccia madre. Per produrre pochi cm di suolo sono necessari diversi secoli, di conseguenza il suolo è considerata una risorsa non rinnovabile.

In Italia il suo consumo ha raggiunto livelli a dir poco preoccupanti: negli ultimi 20 anni si sono persi circa 2 milioni di ettari di suolo coltivabile a causa dell’urbanizzazione, e soltanto in Lombardia ogni giorno vengono cementificate circa 117.000 m2 di suolo. Non solo stiamo consumando una risorsa non rinnovabile, ma stiamo perdendo anche i benefici ad essa connessi.

Il suolo infatti ha diverse funzioni molto importanti non solo per l’uomo ma anche per gli altri organismi viventi:
* trattenere l’acqua;
* riciclo di sostanze organiche;
* stoccaggio di CO2;
* grande contenitore di biodiversità.

Ma la più importante (almeno per noi esseri umani) è che esso ci da cibo attraverso l’agricoltura. Un ettaro di suolo può produrre in media abbastanza per sfamare sei persone per un anno. Basta fare due conti per capire la quantità di cibo che stiamo inevitabilmente perdendo.

Un bel problema, considerando quanto sia piccola la superficie coltivabile sul nostro pianeta rispetto alla sua intera area. La superficie della Terra è di circa 510 milioni di km2, di cui solo 150 milioni corrispondono a terre emerse. Di queste il 50 % è costituito da aree desertiche e dai poli, e dell’altra metà solo il 60% è ritenuto fertile.
Considerando quanto è piccola l’Italia rispetto all’intero globo, si capisce che andando avanti così, nel futuro non ci resterà molto su cui coltivare.

Simona Manzo


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