‘Il libro nero dell’agricoltura’ – capire l’impatto ambientale delle tecniche agricole odierne

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È il giovane agronomo Davide Ciccarese l’autore del volume Il libro nero dell’agricoltura edito da Ponte alle Grazie nella collana Inchieste. Il sottotitolo spiega alla perfezione i contenuti di questo libro-inchiesta: Come si produce, coltiva e alleva quello che mangiamo. L’impatto ambientale dell’agricoltura moderna. Gli eccessi produttivi e gli sprechi, il lavoro nero.

L’agricoltura di fine XX secolo e inizio XXI secolo è diventata molto simile a una catena di montaggio, paradossalmente staccata dall’ambiente circostante; nell’attuale modello produttivo l’agricoltore è un ricevitore di input e produttore di output senza essere più padrone delle sue scelte. Si tende erroneamente a pensare che, per soddisfare la sempre crescente domanda di cibo nel mondo, sia del tutto inevitabile il ricorso a pratiche agricole insostenibili dal punto di vista ambientale.

Il sistema agroalimentare è oggi basato sulla compravendita di ortaggi e frutta che, assolutamente al di fuori della loro stagione naturale, vengono trasportati per migliaia di chilometri e poi venduti dalla grande distribuzione ai consumatori mentre spesso sui campi restano tonnellate e tonnellate di prodotti stagionali non venduti.

Sempre più diffuso l’utilizzo di sementi ibride e di OGM che portano alla sparizione delle varietà più antiche locali. Per non parlare dei terreni esausti, delle falde acquifere ogni giorno più avvelenate da concimi di sintesi e pesticidi.

Anche la zootecnia è sotto inchiesta: gli allevamenti dei nostri tempi assomigliano più che altro a fabbriche, nelle quali i capi di bestiame vivono ammassati. Sono spesso allevamenti senza terra, totalmente privi di campi coltivati circostanti per la produzione di mangime – che proviene da altre parti.

L’equilibrio del Pianeta è sempre più messo a dura prova dai cambiamenti climatici che provocano danni agricoli enormi anche sotto forma di nuovi patogeni contro cui siamo ancora impreparati.

La sintesi del discorso è: l’agricoltura così come è concepita oggi non è più accettabile, deve riscoprire concetti come quello della prossimità geografica, della stagionalità e della sicurezza alimentare (che, per la verità, nel nostro Paese, è più garantita che altrove).

Nel libro è dedicato ampio spazio anche ai diritti dei lavoratori agricoli, toccando argomenti spinosi come il lavoro nero e la sicurezza, sia nel nostro Paese che nel resto del mondo. A nulla serve il rispetto ambientale, infatti, se non è accompagnato da quello sociale. Un’agricoltura sostenibile non può non essere fondata su questi due pilastri.


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