Scarti del frantoio per olive: volendo non se ne perde nulla

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olio di oliva

Quest’anno l’industria italiana dell’olio d’oliva è alle prese con un’annata difficile che ha ridotto la produzione di olive di quasi il 50%.

Colpa delle anormali condizioni climatiche e di alcune malattie degli olivi che portano a una riduzione del giro d’affari del settore.

La crisi però può anche diventare un’opportunità per le aziende che sapranno andare nella direzione di sfruttare e valorizzare al massimo ogni scarto della lavorazione, per ridurre o azzerare le spese di smaltimento dei rifiuti e giungere finalmente a una produzione agricola a impatto zero. Una scelta di un certo peso anche per l’intera economia italiana, considerando il fatto che, in annate ‘normali’ l’Italia è insieme alla Spagna il maggiore produttore di olio d’oliva al mondo.

Fino a qualche tempo fa i residui prodotti dai frantoi oleari costituivano un problema: difficili da smaltire perché contenenti sostanze azotate, grassi, zuccheri e minerali come magnesio, calcio, fosforo e potassio – nonché batteri e fitotossine. Pensate che a parità di peso, i prodotti di scarto della produzione di olio d’oliva sono 200 volte più inquinanti delle acque reflue domestiche. Ma ad ogni problema, può spesso corrispondere una soluzione.

olio di oliva

Ecco quali sono i principali processi produttivi che possono attivare gli scarti del frantoio:
* essiccazione e macinatura del nocciolino delle olive, che diventa un combustibile non inquinante;
* essiccazione della polpa dell’oliva e suo utilizzo come integratore alimentare per gli allevamenti di bovini o suini oppure come compost per la fertilizzazione ecocompatibile dei terreni;
* uso delle acque di vegetazione contenute all’interno delle olive come fertilizzanti agricoli;
* utilizzo delle acque di vegetazione per l’estrazione di polifenoli per farmaci antinfiammatori, integratori alimentari antiossidanti e cosmetici.

Dagli scarti dell’olio extravergine d’oliva si ricavano ottimi cosmetici naturali

Una felice intuizione dei ricercatori del Laboratorio Innovazione Agro-Industriale ENEA, studiando le acque di vegetazione, hanno capito che potevano essere filtrate attraverso speciali membrane e trasformate (senza utilizzo di solventi chimici, ma solo acqua e procedimenti naturali) per ricavarne polifenoli e acqua. I polifenoli sono una sostanza assolutamente naturale, impiegabile per fabbricare farmaci antinfiammatori e integratori alimentari antiossidanti, cosmetici antietà e conservanti alimentari. Oltre alle acque di vegetazione, sono anche filtrabili le potature degli ulivi – ricchi delle stesse sostanze e producibili in mesi dell’anno diversi.

Dopo alcuni anni di attesa dalla registrazione del brevetto, esso è stato finalmente acquistato dalla Phenofarm, con sede nel Lazio, territorio che produce grandi quantità di olio EVO. Ora l’azienda può vantare la produzione di fitocomplessi naturali, privi di solventi, clean-label, derivanti da materiali vegetali tracciati, prodotti mediante processi ecosostenibili e a basso impatto ambientale.


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