Chernobyl: da disastro ambientale a polo di energie rinnovabili
Di Nicoletta, scritto il 24 Settembre 2012Ricordiamo tutti l’incubo dell’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, del 1996. Provocò una nube radioattiva che contaminò gravemente e irreparabilmente tutta la zona circostante ed arrivò, in maniera attenuata, fino in Europa e addirittura sulle coste orientali degli Stati Uniti. Con conseguenze, in termini di decessi per tumori, che ancora si fanno sentire e continueranno ancora per molti decenni.
Ebbene, in quel territorio circostante l’ex centrale nucleare, di circa 18.000 chilometri quadrati di terreno inabitabile, l’Ucraina ha deciso di installare impianti eolici e fotovoltaici, seguiti da impianti di cogenerazione che verranno alimentati dalla legna radioattiva e dalla creazione di nuovi boschi di conifere.
Tra tutti, gli impianti di cogenerazione a gas naturale sono quelli più diffusi, impiegati per innalzare il rendimento energetico e abbattere i costi per la gestione di industrie e grandi strutture, ma, come si vede nel caso di Chernobyl, gli impianti di cogenerazione possono utilizzare molte diverse fonti per la propria alimentazione, come biomasse, olio vegetale e addirittura rifiuti (tema del congresso dei giorni passati a Roma ZeroWaste).
Vedremo, quindi, quei terreni desolati ove regna la morte trasformati in polo avanzato per l’impiego di energie rinnovabili, da cui l’Ucraina si aspetta di veder coperto il 10% del fabbisogno entro il 2015 e il doppio entro il 2030.
La realizzazione di questo bel progetto di recupero, però, dipende dalla costruzione in tempi stretti del nuovo “sarcofago”, a copertura della centrale nucleare, che dev’essere posato su quello attuale, che presenta preoccupanti crepe dalle quali già esce del pulviscolo radioattivo.
Commenta o partecipa alla discussione