Olio di palma: poco salutare e causa della deforestazione tropicale

Di

Olio di palma deforestazioneL’olio di palma è un prodotto richiestissimo dall’industria globale per via della sua estrema versatilità: è impiegato per la fabbricazione di shampoo, bagnoschiuma, balsami, detersivi per il bucato, nell’industria alimentare per la produzione di cibi confezionati come le merendine e le fritture. Negli ultimi tempi domanda è salita anche per via del suo utilizzo nella produzione di biocarburanti.

Purtroppo, per lasciare posto alle piantagioni di palma da olio vengono deforestate fasce sempre più vaste aree di foresta tropicale – secondo un recente rapporto di Greenpeace circa 300.000 ettari l’anno. Il ritmo della conversione delle foreste in piantagioni (che spesso passa per incendi di dimensioni colossali) è ossessivo perché l’olio di palma è una materia prima oggetto di fortissima richiesta commerciale e ha un prezzo tutto sommato contenuto.

L’allarme deforestazione in questi ultimi anni ha acquisito proporzioni crescenti, soprattutto in Malesia e in Indonesia. E, limitandoci a quest’ultimo paese, specialmente nella regione di Sumatra, dove esiste una specie di tigre cui sono rimasti soltanto 400 esemplari e che è quindi a rischio estinzione. Altre specie zoologiche messe fortemente a rischio sono l’orangotango del Borneo e il rinoceronte di Giava.

Che cosa pensare degli oli di palma certificati, ovvero teoricamente prodotti in base ad alcuni standard ecocompatibili? Secondo Greenpeace il sistema di certificazione attuale è da rivedere in toto, perché al momento le regole sono poco stringenti e molti dei produttori che aderiscono al programma in realtà tengono un comportamento tutt’altro che virtuoso. Per fermare lo scempio bisogna piuttosto lavorare sul convincere le grandi multinazionali ad acquistare olio di palma “a deforestazione zero”.

Un’ultima parola sull’olio di palma considerato dal punto di vista nutrizionale. Di solito esso non è indicato come tale sull’etichetta: la dicitura si limita a citare “oli vegetali” o “grassi vegetali” (non è infatti obbligatorio specificare se si tratta di palma, colza, girasole o arachide ecc.). In ogni caso, il fatto che si tratti di un prodotto vegetale non lo rende salutare. Contiene infatti un tasso di acidi grassi saturi (quelli più dannosi, che fanno salire il colesterolo cattivo) pari a quasi il 50%, mentre un prodotto analogo come l’olio d’oliva non supera il 16%.

L’olio di palma viene preferito dall’industria sia per il basso costo che per la sua consistenza più solida e cremosa a temperatura ambiente, che consente di preparare prodotti alimentari più vari e appetibili di quanto avverrebbe con l’olio d’oliva.


Commenta o partecipa alla discussione
Nome (obbligatorio)

E-mail (non verrà pubblicata) (obbligatoria)

Sito Web (opzionale)

Copyright © Teknosurf.it, 2007-2024, P.IVA 01264890052
SoloEcologia.it – Consigli su ambiente e sostenibilità supplemento alla testata giornalistica Gratis.it, registrata presso il Tribunale di Milano n. 191 del 24/04/2009