Equosolidale o biologico – quale dei due scegliere?

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Chi ha deciso di effettuare acquisti in modo consapevole e sostenibile, a volte si trova ad affrontare la domanda: che cosa scelgo: un prodotto equosolidale oppure biologico? Vediamo le somiglianze e le differenze tra i due tipi di certificazione.

Quando si osservano le etichette di articoli alimentari o tessili può capitare di trovare che alcuni prodotti “equi e solidali” sono anche certificati come “biologici“. Verrebbe da pensare che i due tipi di certificazione siano strettamente collegati tra loro. Qualche somiglianza indubbiamente c’è, però i marchi indicanti il commercio equo e solidale e le etichette certificanti il biologico in Europa rispondono a standard molto diversi.

Le caratteristiche dei prodotti equosolidali

L’obiettivo delle associazioni o marchi equi e solidali (il più famoso dei quali è Fairtrade, ma ovviamente non l’unico) è migliorare le condizioni di lavoro e di vita dei piccoli agricoltori e dei dipendenti nelle piantagioni nei paesi in via di sviluppo ed emergenti. Esiste dunque in insieme di regole da rispettare per rispondere allo standard internazionale di Fairtrade e simili. Ad esempio, prezzi fissi per le forniture a lungo termine, proibizione di lavoro forzato, lavoro minorile e discriminazione. Regolamenti con orario di lavoro e salari prestabiliti, disponibilità, di servizi igienici e di acqua potabile.

Un marchio equosolidale ha quindi soprattutto una portata sociale che mira a migliorare le condizioni commerciali per i produttori di cacao, caffè, cotone e simili. Risponde però anche a requisiti di protezione ambientale: ad esempio è richiesta ai produttori una sensibilità su temi come l’erosione del suolo, la fertilità del terreno, la gestione dei rifiuti e il consumo sostenibile di acqua. Vari tipi pesticidi sono proibiti nella coltivazione, perché danneggerebbero la manodopera stessa. Per quanto riguarda i pesticidi e i fertilizzanti autorizzati, i dipendenti devono essere addestrati su come maneggiarli munendosi di equipaggiamento protettivo e sottoponendosi a controlli sanitari regolari.

Le caratteristiche dei prodotti biologici

In base alle normative vigenti, affinché un alimento possa portare il marchio biologico UE, almeno il 95% degli ingredienti deve provenire da agricoltura biologica certificata. Con questa espressione si intende essenzialmente una agricoltura in cui sono vietati gli antiparassitari chimici di sintesi, i pesticidi e i concimi minerali, con pochissime eccezioni. L’ingegneria genetica è esclusa e gli agricoltori sono incoraggiati a rispettare le rotazioni delle colture.

L’obiettivo dell’agricoltura biologica è inoltre evitare lo sfruttamento eccessivo del suolo, dell’acqua e dell’aria. Nell’allevamento, gli animali vengono nutriti con fieno e foraggi biologici; non assumono antibiotici, ormoni o altre sostanze volte a stimolare in maniera artificiale la crescita e la produzione di latte; inoltre devono muoversi e pascolare liberamente. Nel caso del “bio” si tratta dunque principalmente di un’etichetta di portata ecologica. La gestione dei dipendenti in queste imprese non è regolamentata in maniera particolare – perciò gli aspetti sociali possono essere buoni o cattivi a seconda dei casi.

Fortunatamente bisogna dire che i concetti di biologico ed equosolidale vanno sempre più spesso a braccetto e sempre più prodotti seguono i principi internazionali del commercio equo e solidale sono allo stesso tempo certificati anche per il biologico.

Perché bisogna preferire i cibi biologici?

cibo biologico

Ricerche svolte da scienziati britannici hanno sfatato il mito che i cibi biologici contengano maggiori principi nutritivi rispetto a quelli coltivati in maniera tradizionale. In realtà, i cibi bio sono da preferire agli altri non tanto per le presunte differenze nutrizionali, ma perché l’agricoltura biologica ha un impatto ambientale largamente inferiore a quella tradizionale.

Come detto, i cibi biologici sono coltivati in suoli incontaminati senza l’ausilio di pesticidi, diserbanti e fertilizzanti chimici. Evitare l’utilizzo di sostanze chimiche impedisce effetti deleteri su acqua, aria e terreno, oltre che sulla salute delle persone che vi entrano in contatto, coltivatori in primis.

L’agricoltura biologica preferisce usare fertilizzanti organici (compost) e sfruttare in maniera razionale le proprietà del suolo e delle piante, per esempio con la rotazione delle culture, la lotta ai parassiti mediante preparati organici e non sintetici o pratiche come l’interramento di alcune colture una volta terminata la raccolta per conservare o aumentare la fertilità del terreno.

Spesso, chi pratica l’agricoltura bio evita anche l’uso di macchinari, le cui emissioni nocive vanno a rafforzare l’effetto serra.

Il terreno coltivato in maniera organica può contribuire notevolmente alla lotta al cambiamento climatico: è infatti in grado di trattenere quantità di carbonio quasi dieci volte superiori rispetto ai terreni coltivati secondo i metodi tradizionali. Se poi si privilegiano prodotti stagionali, a chilometri zero e si limita il consumo di proteine animali, consumando prodotti biologici si può arrivare a limitare le emissioni di gas serra anche del 40%.

Al di là di tutto, a fronte di un aspetto non sempre perfetto, bisogna poi dire che, a livello organolettico, frutta e verdura biologica hanno un sapore più intenso. Questo perché, non essendo coltivati in terreni trattati con concimi azotati, contengono meno acqua, di conseguenza il loro sapore è più concentrato.

Quando si vedono in un supermercato prodotti relativamente poco costosi, di dimensioni enormi, tutti uguali e assolutamente privi di difetti, non è affatto un buon segno. Sicuramente il cibo biologico non è più conveniente di quello convenzionale, ma i motivi per sceglierlo rimangono validi. Perciò, ogniqualvolta è possibile, bisognerebbe utilizzare prodotti biologici, almeno per una parte della nostra dieta.


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