The Fashion Duel: Greenpeace sfida le grandi maison a ripulire la filiera della moda

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E’ simboleggiata da un guanto verde e ha come testimonial l’attrice Valeria Golino la sfida lanciata da Greenpeace a quindici firme dell’alta moda (undici italiane e quattro francesi) per invitarle a produrre indumenti e accessori che non siano in alcun modo dannosi per l’ambiente. E’ stato chiesto alle maison di rispondere a un questionario che da un lato mette in luce l’eventuale impiego di fenomeni deplorevoli (come la deforestazione, il lavoro schiavile, l’occupazione delle terre indigene, l’inquinamento delle risorse idriche) e dall’altro le invita a “ripulire” la filiera della moda con impegni concreti, oltre ad assicurare ai consumatori di non renderli inconsapevolmente complici di azioni irresponsabili a livello ambientale.

Tre in particolare sono le materie su cui si volge l’attenzione: la carta del packaging, i pellami e le sostanze tossiche e/o inquinanti utilizzate nei processi di tintura e stampa delle stoffe. Da anni Greenpeace denuncia il fatto che le ultime foreste torbiere (ad esempio quelle dell’Indonesia) vengono distrutte per produrre carta. Per quanto riguarda cuoio e pelle, in Amazzonia la foresta pluviale viene bruciata e rasa al suolo per lasciare spazio agli allevamenti di bovini, spesso illegali, i cui prodotti arrivano però a contaminare la filiera del mercato internazionale. In Paesi come la Cina, l’Indonesia o il Messico le sostanze nocive usate per tingere o stampare i tessuti che poi diventano i nostri abiti.

Sul sito Greenpeace è dedicato molto spazio all’iniziativa, con una classifica delle aziende più virtuose; inoltre, passando attraverso il sito o la pagina Facebook dedicata è possibile chiedere come singoli a queste importanti società di accettare la sfida per una moda più pulita.


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