Interferenti endocrini: il decalogo dell’Istituto Superiore di Sanità
Di NicolettaTorniamo a parlare di interferenti endocrini, le sostanze chimiche di uso abituale che danneggiano la tiroide e altre ghiandole del nostro sistema endocrino, tra cui le ghiandole riproduttive. Gli anglosassoni li chiamano endocrine disruptors, e il termine rende bene l’idea della “distruzione”, dei danni che possono arrecare sia al soggetto che ai suo figli. Questi composti hanno nomi complessi come bisfenoli, ftalati, parabeni – ma sono più diffusi di quanto pensiamo. Si trovano in molti cosmetici e prodotti per l’igiene personale, ma anche nelle parti in plastica di molti dispositivi medici usati negli ospedali. Si trovano anche nel food packaging, ovvero nei contenitori o nelle pellicole che servono per proteggere il cibo.
E’ in corso un progetto europeo sotto l’egida dell’Istituto Superiore di Sanità per individuare queste sostanze e sostituirle con altre innocue. Ma alcune regole pratiche sono applicabili da tutti: ad esempio, non bisognerebbe riutilizzare i contenitori in plastica concepiti come monouso (ad esempio, le bottiglie dell’acqua o delle bibite). Sono da evitare i vecchi biberon in policarbonato (ormai fuori commercio), le parti carbonizzate degli alimenti. Le padelle antiaderenti con la superficie danneggiata o scalfita dovrebbero essere utilizzate al minimo o evitate del tutto. Sono regole semplici, ma possono ridurre molto l’effetto degli EDC.
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