Anche la plastica considerata non riciclabile può avere nuova vita

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La plastica è un materiale che da un lato ha cambiato il mondo, dall’altro lo sta devastando. Pensate che una bottiglia di plastica impiega ben 400 anni a decomporsi! In attesa che il sogno di una plastica non derivante dal petrolio, ma al 100% biodegradabile e prodotta da scarti diventi realtà (è già stata inventata, ma ci vorrà qualche anno perché diventi di uso comune), dobbiamo essere ben consapevoli di come si può riciclare la plastica.

Abbiamo già detto più volte che, per il momento i cittadini sono tenuti a conferire nelle campane di raccolta o nei cassonetti soltanto la plastica proveniente da imballaggi. Ma ci sono dei centri di riciclo in cui anche la frazione di plastica di origine diversa dagli imballaggi – quella che di solito finisce in discarica o nei termovalorizzatori – può avere un futuro.

In questo stabilimento gli scarti vengono trasformati in un granulato plastico utilizzabile nel settore dello stampaggio delle materie plastiche e in quello dell’edilizia. Il materiale di partenza è costituito da giocattoli, reti della frutta, palloni sgonfiati, plastiche sporche, elementi di arredo, tubi per impianti elettrici e simili. Il materiale viene aperto e controllato, macinato, deferrizzato (cioè privato di tutti i metalli), fuso, rimacinato fino a ottenere un granulato plastico. Che ha svariati campi di utilizzo: per esempio, come sabbia sintetica, un sostituto dell’argilla espansa da utilizzare nei calcestruzzi. Ma stampato per andare a costituire l’anima di sedie e poltrone, pallet, casseri per l’edilizia, pavimentazioni da esterno, doghe per rivestimenti e muri verticali, panchine, staccionate e altri oggetti di arredo urbano.Per questi oggetti il granulato è utilizzato in percentuali variabili dal 50 al 100%, insieme ad altri granulati plastici di qualità più nobile.


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