Terre rare sempre più care: l’importanza di riciclarle da cellulari e computer

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In italiano si chiamano con la suggestiva espressione terre rare, mentre in inglese si dicono rare earth elements o rare earth metals (spesso abbreviato in REE). Sono diciassette elementi chimici poco conosciuti ma indispensabili nelle tecnologie più moderne. Tra questi scandio, ittrio, neodimio, europio, gadolinio, cerio, lantanio, disprosio e lutezio. Questi elementi sono prodotti quasi esclusivamente in Cina e il paese asiatico approfitta del suo quasi-monopolio per alzarne continuamente i prezzi. Ma ci sono anche altri motivi per cui la loro quotazione sale vertiginosamente: l’incessante aumento della richiesta nell’industria hi-tech a livello mondiale che li utilizza nelle schede, nei microcircuiti, nei magneti e nei LED. E poi il peso ambientale causato dalla loro estrazione che fa lievitare ulteriormente i prezzi. Attualmente il loro valore può andare dai 100 ai 3000 euro al chilo a seconda della varietà.

Nei paesi occidentali, un buon programma di riciclo dei rifiuti elettronici giunti a fine vita potrebbe trasformare i vecchi device elettronici in una miniera d’oro. Senza contare negli stessi RAAE (rifiuti apparecchiature elettriche ed elettroniche) si trovano anche molti metalli preziosi, come oro, argento e palladio: in un telefono cellulare di medio costo il riciclo di questi metalli può valere fino a 2 euro.

Fondamentale dunque il ruolo di noi consumatori per assicurare che questi prodotti di elettronica vengano riciclati, o mediante conferimento nelle isole ecologiche oppure presso i negozianti presso cui acquistiamo prodotti nuovi. Questo atteggiamento potrà consentire all’industria italiana del riciclo di crescere, generare sviluppo e creare nuovi posti di lavoro. Oltre che fare risparmiare milioni di euro alle amministrazioni locali sullo smaltimento in discarica.

Per le terre rare il procedimento di riciclo non è particolarmente arduo e soprattutto è molto più ecosostenibile dell’estrazione: in pratica gli oggetti di elettronica vengono ridotti in polvere e sciolti in particolari acidi che riescono a isolare i vari elementi. Al momento in tutto il mondo la percentuale di terre rare riciclate non supera il 5% e in Italia soltanto 4 dei 150 impianti per il riciclo dei RAEE esistenti sono in grado di estrarre anche le terre rare. Il progetto E-waste Lab, in cui collaborano il Politecnico di Milano, la Regione Lombardia e Assolombarda sta lavorando per cercare nuove tecnologie volte al recupero delle terre rare. La costruzione di un impianto potrebbe costare dai 7 ai 10 milioni di euro e per risultare redditizio il sistema deve elaborare almeno 5000 tonnellate di rifiuti l’anno.


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