Il libro nero dello spreco in Italia: il cibo – una lettura consigliata

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Lo spreco del cibo è stato troppo a lungo sottostimato, poco studiato e documentato. Non soltanto in Italia, ma in ogni parte del mondo. Soltanto ora si inizia a riflettere su questa vergogna della nostra civiltà.

Lo spreco di beni alimentari costa in Italia 12 miliardi di euro ogni anno. Tutti sprecano: le industrie alimentari, i punti vendita, le famiglie. Un nucleo familiare medio nel nostro paese butta via cibo per 454 euro. In particolare, finiscono per essere gettati il 35% dei prodotti freschi (latte, uova, carne, formaggi), il 18% del pane, il 16% di frutta e verdura, il 10% degli affettati e dei prodotti in busta (come l’insalata e i prodotti di quarta gamma). Anche le mense scolastiche sprecano: dal 13 al 16% delle derrate alimentari. Anche i prodotti ortofrutticolo che rimangono nei campi sono uno spreco e non di poco conto: pensate che in Italia si consumano 8,4 milioni di tonnellate di ortofrutta, ma nei campi ne rimangono 7,5 milioni, poco meno della metà. Tutti questi dati sono contenuti nell’interessante testo Il libro nero dello spreco in Italia: il cibo (2011, Edizioni Ambiente). Un volume di 125 pagine frutto delle ricerche di due docenti dell’Università di Bologna: Andrea Segrè e Luca Falasconi che tentano di analizzare la filiera agroalimentare stimando gli sprechi e valutando le conseguenze economiche, ambientali, nutrizionali e sociali causate dalla gestione delle eccedenze. I 20 milioni di tonnellate di cibo ancora perfettamente consumabile che vengono gettati via solo in Italia sarebbero sufficienti per cibare per un anno una popolazione pari a quella della Spagna.

Come dicevamo, il danno economico è notevole, ma c’è anche quello ecologico. Senza lo spreco alimentare si potrebbero risparmiare 105 milioni di metri cubi d’acqua e 9,5 milioni di tonnellate di CO2.


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