Riciclo della plastica: i margini di crescita in Italia sono enormi

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Riciclo della plasticaAnche se la disoccupazione dilaga in tutta Europa, secondo alcune stime, con un potenziamento della green economy si potrebbero creare nel Vecchio Continente oltre 20.000 posti di lavoro. Il rilancio dei green jobs deve essere concepito anche in sostituzione di attività tradizionali destinate a un inesorabile calo. In particolare per l’Italia, quello della plastica può essere uno dei comparti che si riveleranno strategici per sostenere la nostra economia. Siamo stati un paese pioniere in questo settore, fin dai tempi in cui Giulia Natta si aggiudicò il premio Nobel per la chimica grazie all’invenzione del polipropilene elastico (più noto con il nome di Moplen) facendo conquistare alla Montecatini un posto di primo piano a livello mondiale. Sono attualmente 11.000 le imprese attive nella produzione e nella lavorazione della plastica, con un fatturato di 43 miliardi di euro e 160.000 addetti. Ed è sempre più spiccato il passaggio dall’usa-e-getta all’usa-e-recupera; non è stato immediato, ma si è finalmente compreso il fatto che i rifiuti plastici sono una preziosa e non sfruttarli significherebbe non aver colto una importante opportunità. In Europa sono quasi 56.000 le aziende impegnate nella trasformazione dei rifiuti plastici e nel riciclo, per un fatturato che supera i 302 miliardi di euro, dei quali 43 miliardi spettano all’Italia. Le prospettive per l’occupazione sono buone: si stima che da oggi al 2030 il settore potrebbe creare 400.000 nuovi posti di lavoro in Europa, mentre in Italia si potrebbe assistere a un aumento dagli 11.000 attuali a 38.000 addetti.


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