KiteGen: trasformare in energia il vento della troposfera

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Tra i migliori progetti italiani per superare la dipendenza dalle fonti fossili c’è sicuramente il progetto KiteGen, centrali eoliche che possono produrre grandi quantità di energia elettrica con lo sfruttamento dei venti di alta quota. Detto in parole semplificate al massimo, vengono lanciati degli aquiloni (che in inglese si chiamano, appunto kite) o “ali”, in grado di catturare la forza del vento e generare energia. In pratica, nella troposfera è custodito un giacimento di energia di dimensioni impressionanti – otto volte più potente dell’energia eolica a livello del terreno – che potrebbe essere “trivellato” in questa maniera.

Non sussiste il problema dell’incompatibilità con il volo degli aerei, ai quali sono riservati particolari corridoi. Si pensi che, sulla zona non sorvolabile sopra la città di Trino Vercellese la “bolla” d’aria sopra la città sarebbe sufficiente per produrre dieci volte tanta energia quanta ne produceva la vecchia centrale nucleare.

Le sperimentazioni vanno avanti dal 2006, hanno raccolto grandi consensi nella comunità scientifica e sono praticamente pronte per passare all’applicazione industriale. Il sistema è stato di recente proposto anche come piano energetico per risolvere la cocente questione della società ALCOA di Porto Vesme in Sardegna, che rischia di chiudere perché troppo energivora.

4 commenti su “KiteGen: trasformare in energia il vento della troposfera”
  1. Marco ha detto:

    Non sapevo assolutamente dell’esistenza di questo progetto, che sembra davvero interessante (è una sciagura che in Italia si siano installate così poche pale eoliche, con scuse pietose del tipo “rovinano il paesaggio”). Avete un link al progetto in sperimentazione?

  2. Renato ha detto:

    Le sperimentazioni hanno dato i seguenti risultati:
    – potenza meccanica media 88 watt/metro quadrato;
    – volo più lungo dieci minuti;
    – sistemi di lancio e guida automatici non a punto;
    – sistemi di lancio e guida manuali non affidabili;
    – aquilone più grande provato 18 metri quadrati.

  3. Patrizio Boccone ha detto:

    Potete per cortesia mandarmi ulteriori informazioni ? Come utilizzare commercialmente questo tipi di energia ? Che concessioni sono necessarie ? Come avviene il collegamento tra “kite” ed utenze ? Sono le prime domande che mi vengono . Scusate se forse ho esagerato. Saluti . Ing. Patrizio Boccone

  4. Mario Fabretto ha detto:

    Perché l’eolico troposferico non decolla.? A differenza del FV e dell’eolico sulla superfice terrestre quello troposferico (altezze sfruttabili attualmente m500/2000 ), che si serve di aquiloni di m2 100 o più col sistema KiteGen in Italia, è in grado di sfruttare venti costanti e forti , giorno e notte, sempre, per oltre 5000 ore all’anno . Ogni unità è costituita da una base a terra a forma di igloo alta 6 metri e di 13 metri di diametro ed un’ala in volo di 100 m2. La base è sormontata da un’asta rigida (stelo o stem) lunga 21 metri. Ogni unità KiteGen Sten è progettata per una potenza nominale di 3 MW. L’energia prodotta in un anno dipende dalle ore annuali di produzione (Capacity factor). A regime, cioè dopo un periodo di apprendimento da 2 a 4 anni, il capacity factor medio in Italia sarà di 5000 ore per una produzione attesa di 15 GWh per anno. Una Farm di 100 unità KiteGen Stem può occupare un suolo di 1 Km2.
    Penso che un sistema del genere vada messo alla prova e sostenuto affinché eventuali problemi e difficoltà siano superati perché l’energia che c’è nella troposfera è infinita.


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